PROFUGHI DELLE VACANZE
Dalle Avventure di Maggie Mee
Esausta,
Maggie
Mee
si
mette
nell’ennesima
coda
per
imbarcarsi
sull’ennesimo
mezzo
di
trasporto
che
la
portera’
verso
l’ennesima
destinazione.
Figa
questa
facilita’
di
movimento.
Fantastica
questa
rapidita’
degli
spostamenti
che
inebria
di
potere
di
onnipresenza
e
riempie
di
orgoglio
perche’
premiati
dal
dono
dell’
ubiquita’.
Effettivamente,
si
dice
Maggie
Mee
guardandosi
intorno,
non
e’
cosi’
male
viaggiare
in
alta
stagione
e
unirsi
al
flusso
di
giovani
occidentali
backpackers
in
vacanza.
Si
evitano
un
sacco
di
scleri.
Innanzitutto
i
viaggi
in
pullman
sono
molto
piu’
calmi;
i
sedili
sono
comodi,
nessuna
gallina,
sacco
di
frutta
o
bambino
urlante
rischia
di
caderti
sulle
ginocchia.
Poi,
invece
di
mille
occhi
curiosi
e
rumori
di
urla,
sputi
o
gargarismi
vari,
sei
circondato
da
facce
dalle
sfumature
bianco‐rosse
gonfie
di
sonniferi,
sostenute
da
flaccidi
corpi
goffi
che
si
muovono
in
massa
ed
innocui
come
pinguini
in
piena
migrazione.
Anche
l’
intrattenimento
proposto
dallo
schermo
sul
bus
e’
decisamente
piu’
familiare:
film
americani
con
tanto
di
armi
fotoniche,
finte
scene
di
sesso
e
persino
sagge
morali
finali.
Certo
conciliano
il
sonno
meglio
di
eterne
e
indefinibili
riprese
sfumate
e
melense
danze
condite
da
musica
gracchiante
a
tutto
volume.
Poi,
non
tralasciamo
l’assenza
di
urlanti
e
pressanti
venditori
ambulanti
e
la
presenza
invece
solo
di
prodotti
ben
conosciuti
sul
mercato
internazionale
e
asetticamente
disponibili
dai
distributori
automatici.
Addio
noccioline
secche!
Addio
biscotti
scaduti
e
patatine
stantie!
Ecco
gli
amici
Nescafe
e
Coca‐Cola
che
ci
fanno
l’occhiolino
da
ogni
angolo!
Last
but
not
least:
i
cessi.
Si,
perche’
i
turisti
sono
particolarmente
fissati
con
i
gabinetti
e
quindi
voila’;
Maggie
Mee
ne
approfitta
e
va
in
bagno
ogni
cinque
minuti
per
apprezzare
l’asse
pulita
e
i
rotoli
e
rotoli
di
cartigenica
che
sembrano
non
finire
mai.
Ah!
Che
piacere!
Ah!
Che
comodità!
Abbandoniamoci
a
questa
vacanza,
uniamoci
al
gregge
alla
ricerca
di
divertimento
e
finti
lussi
al
gusto
tropicale!
Ecco
che
puntualmente
qualche
mese
dopo
ferragosto,
arriva
capodanno.
Eccoci
pronti
per
festeggiare.
Ecco
in
migrazione
grappoli
di
corpi
in
canotta,
zaino
e
ciabatte
distinguibili
dal
colore
dell’adesivo
attaccato
sul
petto.
Lo
sticker
dal
colore
fluo
e’
diverso
a
seconda
della
destinazione
finale
perche’
i
local
professionisti
delle
mandrie
in
vagabondaggio
economico
possano
facilmente
smistarli
tra
i
vari
pullmini,
pick‐ up,
barchette
e
barconi
attrezzati
e
alimentati
dall’inesauribile
offerta
di
backpackers.
Un’
industria
del
backpacking
il
cui
filo
conduttore
e’
la
guida
Lonely
Planet
e
le
mille
sfaccettature
sono
i
volti
sconvolti
e
contenti
dei
20enni
in
giro
per
il
mondo
a
percorrere
itinerari
battuti
e
ribattuti,
percorsi
e
ripercorsi.
Nulla
di
nuovo;
solo,
leggermente
diverso.
Same
same,
but
different.
Appunto.
Tanti
corpi
ammassati
che
sembrano
capi
di
bestiame
tutti
uguali,
mentre
ognuno
cerca
la
propria
via,
la
propria
vacanza
unica
e
indimenticabile,
che
trovera’
seguendo
la
propria
stella
mentre
accodato
con
altre
centinaia
di
persone
verso
lo
stesso
luogo
e
con
gli
stessi
mezzi
o
quando
ammassato
su
una
spiaggia
insieme
a
migliaia
di
persone
mentre
si
impegna
a
sopravvivere
le
feste
di
fine
anno.
Il
tutto
mentre
si
festeggia
ai
tropici,
a
contatto
con
la
natura.
Eh
si,
la
natura
chiama
e,
mentre
due
turiste
si
alzano
urlando
alla
vista
di
una
falena
tropicale,
Maggie
Mee
si
chiede
da
che
angolo
stia
chiamando,
la
natura.
Si
gira
a
destra
e
a
sinistra
e
nota
formiche
tenaci
e
territoriali
spargere
il
terrore
tra
le
fila
di
turisti
assonnati
e
fameliche
zanzare
dalle
enormi
dimensioni
fare
l’
agguato
a
tutte
le
ore
e
succhiare
con
avidita’
ogni
punto
scoperto
di
quelle
pelli
arrossate
dal
sole
e
facilmente
irritabili.
Ma
molto
altro
non
nota.
Maggie
Mee
si
fa
piu’
attenta.
Vuole
sentire
da
dove
chiama
la
natura,
vuole
sentire
il
richiamo
di
Madre
Gaia…cosi
chiude
gli
occhi,
si
concentra.
Ed
ecco
che
ad
accarezzarle
il
naso
e’
aria
pungente,
intrisa
di
odore
di
spazzatura
mista
a
insostenibile
cappa
di
inquinamento
sostenuta
da
tubi
di
scappamento
di
ogni
forma.
Apre
gli
occhi
stupita
e
nota
cavi
elettrici
intrecciati
che
formano
griglie
dalle
forme
più’
bizzarre
che
lasciano
intravedere
il
blu
di
un
cielo
a
quadretti.
Si,
perche’
il
cielo
e’
ancora
blu.
E,
se
alzi
lo
sguardo
e
superi
i
tetti
di
amianto
e
di
lamiera,
lo
vedi
il
paesaggio.
L’isola e’ sempre li’ e lotta in silenzio, prepotente e testarda. Verde rigoglioso dopo le piogge, palme altissime cercano luce verso l’alto, sfumature di rosso e celeste dopo il tramonto tracciano il contorno di una costa bellissima, di quello che dev’ essere stato. Panettoni verde smeraldo si stagliano sull’ azzurro del mare che all’orizzonte si fonde con il cielo. L’isola c’e’, bella, ma e’ stanca ed esausta. Le sue colline sventrate, aperte e sezionate da colate di cemento sulle quali scorrazzano veicoli di ogni sorta che scoppiettano e arrancano sotto il peso di grassi turisti e local incoscienti.
L’isola
c’e’,
e’
sorprendente
ma
c’e’.
Come
una
tigre
in
gabbia,
ti
guarda,
maestosa,
ma
e’
diffidente
e
stremata.
Muri
di
cemento
arginano
il
confine
tra
la
spiaggia
e
il
mare,
tubi
scaricano
di
tutto
in
acque
ancora
miracolosamente
limpide
e
pesci
multicolore
nuotano
tra
cannucce
di
plastica
e
assorbenti
usati.
Benvenuti
in
Paradiso!
Maggie
Mee
e’
un
po’
spaesata.
Non
sa
piu’
dove
guardare.
Si
focalizza
sulla
teoria,
si
concentra
sugli
slogan
in
tutte
le
lingue
e
a
caratteri
cubitali
che
incitano
a
rispettare
la
natura,
a
preservare
l’
ambiente
di
questo
paradiso,
di
quest’isola
martoriata
e
invasa.
Poi, pero’, la realta’ ha la meglio sulle campagne ambientali. Visitatori pessimi e local della stessa forza. Insieme, l’umanita’ si svela nella sua assurdita’; l’umanita’ che vuole, vuole, vuole. Nulla basta, niente basta. Di +, di +, di +. Ancora, ancora, ancora. Se non qui, sara’ li’. Se non questo, anche questo. E quell’ altro pure. E se li’ non si puo’ fare, lo faremo da un’altra parte. E se il buco lasciato dietro di noi e’ inabitabile e inospitale, verra’ poi riempito da qualche altro essere umano dalle idee innovative, geniali e soprattutto sostenibili che trovera’ un modo creativo per convertirlo e renderlo fruibile di nuovo. Un altro modo per cercare di sfamare creature prepotenti, arroganti e insaziabili.
La sensazione di nausea si fa persistente e Maggie Mee sente il bisogno di sdraiarsi un attimo. “Forse” ‐si dice per tranquillizzarsi‐ “Forse ho semplicemente la sfiga di trovarmi in prima fila in questo spettacolo di rapida decadenza generale. Forse” – aggiunge per rassicurarsi e godersi il succo di mango e il piatto di piccanti pat thai magicamente apparsi sul tavolino fronte mare – “e’ solo un altro ciclo. La natura si adatta, mangia, deglutisce, rigurgita, convive. Le zanzare sempre piu’ resistenti, le formiche onnivore e motivate, gli scarafaggi numerosi e contenti. Non e’ la fine del mondo”, ‐ si dice rialzandosi soddisfatta –“E’ solo un altra fase, sto semplicemente vivendo una tipica transizione biotica.” Maggie Mee sorride e gia’ si sente meglio. Le si riapre lo stomaco, sorseggia il suo succo transgenico e assapora contenta l’MSG [gluttammato monosodico] che rende il suo pasto cosi’ gustoso. Finalmente riesce a godersi il tramonto, ed e’ quasi orgogliosa di poter prender parte a una tipica sera di quest’era di sesta estinzione di massa.
Dopo quest’attimo di esitazione dovuto al troppo riflettere, Maggie Mee si butta nel pieno godimento della vacanza e, felice, si unisce spensierata all’orda di giovani che scorrazzano su e giu’ per strade di asfalto e affollati corridoi marini. Bastava poco per far passare la nausea!
I giorni volano ed e’ quindi con tristezza che Maggie Mee si imbarca sul volo low‐ cost che la riportera’ a casa. Si sistema sullo stretto sedile e respira a pieni polmoni la pessima qualita’ dell’aria dovuta al sovraffollamento della cabina passeggeri. Tra urla di bambini, suonerie di telefoni, video proiettati da apparecchi di ogni forma e dimensione e annunci multilingue che martellano all’acquisto di non si capisce cosa, Maggie Mee chiude gli occhi e si assopisce un attimo. Di colpo sta pinneggiando nei corridoi della metropolitana svuotati e diventati corsie di una vasca d’aria.
Si
da’
il
caso
infatti
che,
nel
sogno
in
cui
e’
sprofondata
velocemente,
la
metropolitana
sia
stata
adibita
a
palestra
per
nuoto/volo
in
aria
compressa.
Maggie
Mee
e’
in
pieno
allenamento;
la
pressione
dell’
aria
e’
regolata
apposta
ai
polmoni
umani
e,
indossato
un
costume
olimpionico
e
pinne
ai
piedi,
eccola
che
fluttua
avanti
e
indietro,
a
fare
corsie
pinneggiando
su
e
giu’
per
lunghi
corridoi
illuminati
a
giorno.
Di
colpo,
un
bivio.
Un
enorme
bivio.
Una
signorina
dai
tratti
asiatici
le
sorride
e
fa
cenno
di
passare.
Maggie
Mee
si
avvicina
dando
due
colpi
di
pinna
e
sbuca
con
facilita’
in
un
enorme
capannone
industriale.
O,
almeno,
quello
sembra.
Enorme,
non
ne
vede
la
fine.
Indistinguibili
i
limiti
del
soffitto
e
delle
pareti,
solo
sensazione
di
pieno
riempie
gli
occhi
di
Maggie
Mee
e
di
disgusto
il
suo
naso.
Si,
perche’
capisce
gradualmente
Maggie
Mee
guardandosi
intorno,
cio’
che
riempie
quello
spazio
dalle
dimensioni
indefinite
e’
spazzatura.
Guarda
meglio
e
intravede
alcune
figure
che
trafficano
tra
cumuli
di
roba.
Sente
grida
felici
urlare
“Ancora!
Ancora!”
Maggie
Mee
e’
spaesata.
Si
avvicina
un’
altra
signorina
dai
tratti
asiatici
e
le
gambe
secche
secche,
la
saluta
con
un
leggero
inchino
e
le
porge
un
volantino.
Maggie
Mee
legge:
“Benvenuta
all”inferno!
Qui
potrai
vivere
per
l’eternita’
con
tutta
la
spazzatura
che
hai
prodotto
nel
corso
della
tua
vita.
Tutta
la
monnezza
che
hai
generato,
respirato,
in
cui
e
di
cui
hai
vissuto
nello
stesso
luogo
e
per
sempre!
Ed
e’
tutto
gratis!”
Maggie
Mee
si
sveglia
di
colpo
per
il
tonfo
del
carrello
dell’aereo
che
ha
appena
toccato
terra.
Guarda
fuori
dal
finestrino
e
mostri
di
cemento
le
sorridono
dalla
pista.
Finalmente
a
casa!
Finalmente
tornata
dove
la
spazzatura
non
e’
in
bella
vista,
ma
seppellita
nell’isola
vicina
o
bruciata
in
luoghi
nascosti.
Ah!
Che
sollievo!
‐ pensa
Maggie
Mee.
“Posso
tornare
a
consumare
felice,
senza
vedere
lo
scarico
delle
mie
viscere
e
vizi
finirmi
nel
piatto!
Lontano
dagli
occhi,
lontano
dal
cuore.
”
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