L’idea di usare l’elettricità per rigenerare la vita sott’acqua ha un che di visionario e apocalittico allo stesso tempo, tanto da poter sembrare un’astrazione degna di Jules Verne. Tuttavia, questo è esattamente il concetto alla base del Biorock Project, un metodo per nulla fantascientifico. Le elucubrazioni e gli esperimenti degli scienziati marini Wolf Hilzberg e Tom Goreau non hanno forse portato alla creazione di una nuova Atlantis, ma, tramite l’applicazione dell’elettrodeposizione, hanno prodotto un’invenzione che permette la tutela e il ripopolamento degli ambienti marini.
Il Biorock Project, progetto ormai consolidato e replicato in più di quindici paesi, prevede l’installazione di strutture alimentate ad energia elettrica a largo di atolli tropicali. La corrente trasmessa a basso voltaggio sui tubi della struttura accellera il processo di accrescimento minerale degli organismi marini: concretamente, pezzi di corallo applicati alla struttura elettrificata si rigenerano rapidamente così da prevenire il decadimento della barriera.
L’ Indonesia, l’arcipelago più vasto del mondo, è conosciuta per l’incredibile biodiversità della sua flora e fauna marina, ma è anche tristemente famosa per avere un reef danneggiato gravemente dalla dinamite e da altri metodi di pesca devastanti. L’applicazione del Biorock Project in vari atolli del paese sta permettendo di salvaguardare e ricostituire il suo incredibile patrimonio marino. Giusto per chiarire, il corallo ha un’importanza vitale nella vita subacquea e la sua conservazione non è solo una questione di estetica legata al voler mantenere la bellezza mozzafiato di ambienti sottomarini in cui nuotano pesci multicolori e tartarughe giganti. Oltre a prevenire l’erosione delle coste, la barriera ospita infatti più della metà della fauna marina, innumerevoli specie la usano come nido ed è anche una grande scuola di apprendimento per studiosi e appassionati. Tutto quello che c’è sulla barriera corallina e sulle spiagge svolge un ruolo fondamentale per l’ecosistema. Le conchiglie vuote servono ai paguri per la crescita e i coralli morti servono a formare le spiagge. Anche un atto apparentemente innocente come raccogliere pezzi di corallo o conchiglie sulla spiaggia contribuisce a deteriorare l’ambiente.
Una delle zone in Indonesia in cui è stata applicata la metodologia innovativa Biorock è alle isole Gili, a nord ovest di Lombok. L’installazione di più di 30 strutture ne fanno il secondo sito di rigenerazione di corallo più grande in Indonesia dopo Pemuteram a Bali. L’ente dietro l’iniziativa è il Gili Eco Trust, un’associazione ambientale attiva dal 2002 per la protezione delle tre isole che, oltre ad essere coinvolta in una serie di attività di sensibilizzazione ambientale, si occupa in modo specifico della protezione del corallo attraverso varie iniziative. La consapevolezza dello stato di decadimento della barriera dovuto ad attività umane ha portato l’associazione, in collaborazione con i centri di immersione, ad istituire degli incentivi finanziari per persuadere i pescatori locali ad usare metodi meno invasivi e a pescare in zone specifiche, in modo da limitare l’impatto umano sugli ambienti e le specie marine. Con l’avvento del Biorock Project, è ora in atto un vero e proprio programma di ripristino della barriera corallina, arricchito dall’organizzazione regolare di workshop internazionali in cui i partecipanti imparano ad installare le strutture e ricevono il certificato PADI di specialisti Biorock. Si imparano tutte le fasi dell’installazione: lo studio sul luogo in cui collocare la struttura e sulla forma necessaria al sito specifico in funzione del fondale e delle onde, come connettere i vari cavi per far passare la corrente, attaccare il corallo e mantenere la struttura. I workshop sono aperti a scienziati e appassionati di tutto il mondo e vedono la partecipazione attiva degli studenti indonesiani e dei professori dell’Università di Mataram, Lombok, i quali acquisiscono le competenze per garantire la sostenibilità del progetto.
Delphine, responsabile del Gili EcoTrust a Gili Trawangan, si dichiara entusiasta dalla metodologia Biorock, che sembra essere LA soluzione a anni e anni di distruzione indiscriminata di uno dei patrimoni più delicati del pianeta. “E’ una tecnologia dal potenziale enorme; non vedo l’ora che il prototipo che funziona senza cavi elettrici sia disponibile. Sarebbe perfetto per posti come il Parco Nazionale di Komodo, una zona protetta dove non c’è corrente elettrica e dove la barriera corallina è gravemente danneggiata.”
Conseguenze di comportamenti umani, dinamiche economiche e catastrofi ambientali hanno distrutto interi ecosistemi e oggi la realtà non rispecchia assolutamente quello che l’immaginario collettivo associa all’idea di atolli tropicali. Le strutture elettrificate Biorock danno l’opportunità di riparare quello che abbiamo danneggiato con le nostre mani, cosa che non è sempre possibile. Aiutando la barriera corallina a riprendersi e a ricostituirsi, sono una sorta di bastone di sostegno grazie ai quali i paesaggi tropicali potranno sopravvivere e non diventeranno un mito ritrovabile solo nei dipinti di artisti visionari o nelle descrizioni di scrittori di altri tempi. Anche se saranno sempre barriere con le stampelle.
Pubblicato su Altervista