“Io e te ci conosciamo da molto, vero? Abbiamo fatto tantissime cose insieme.”
Ben tace, lo ascolta continuare.
“Ci conosciamo veramente da tanto. Uhm. Però uno non sa mai quanto conosce qualcuno…Sicuramente più ci si conosce più si tende, diciamo, a pensare che questa persona capirebbe tutto di te se tu glielo dicessi. Allora ci provi. Oppure è il contrario, ovvero hai paura di deluderlo perché, come il quel film che abbiamo visto insieme, “La spettatrice”, ti ricordi? “…si ha sempre paura di ferire l’idea che gli altri hanno di noi. E io non so neanche l’idea che ho di me…”. Ecco. Quello.”
Ben, sempre al buio, non interviene, non capisce dove Andrea voglia andare a parare.
“Però ho pensato che alla fine se uno non si apre e non parla con le persone a cui è più vicino con chi ne parla? Con chi si apre? Rimane chiuso in sé stesso oppure racconta tutti i suoi lati nascosti allo sconosciuto di turno? Per questo credo che dovrei dirti delle cose.”
Ben si fa più attento, anche se vorrebbe vedere Andrea in faccia, perché è sicuro che guardandolo negli occhi capirebbe meglio il verso o per lo meno vagamente il senso del suo monologo.
“È da anni che ci penso” continua Andrea. “da anni. E non l’ho mai detto a nessuno.” Esita per un attimo, poi continua. “Voglio essere donna. Voglio essere donna, volevo nascere donna, voglio farmi donna.”
Ben sobbalza. Poi sta per accennare una risata, aspettando la fine della frase in cui Andrea riderà e con la sua classica risata smonta la battuta che ha appena fatto. È tipico suo dire qualcosa di assurdo per poi smontarlo subito dopo e prendere in giro i creduloni che si sono fatti “abbindolare”.
“Voglio farmi donna, Ben, lo voglio da tutta la vita.”
Ma questa volta l’affermazione non viene negata.
“Stai scherzando.” Dice Ben.
Andrea non risponde.
“Stai scherzando” ripete Ben.
Silenzio. Poi Andrea ricomincia. “No, è vero. Forse non dovevo dirlo, ma lo tengo dentro da troppo tempo, non ce la faccio più.”
Silenzio. E lì Ben è contento che sia buio e che non possa vedere in faccia Andrea, perché si vergogna della sua espressione, ora che ha capito che non sta affatto scherzando. Si vergogna perché è preso letteralmente alla sprovvista, per così tante ragioni, per così tanti motivi insieme che gli affollano di colpo la mente da non riuscire a districarli. Il silenzio dura ancora qualche minuto, poi Andrea comincia a farfugliare tentativi di giustificazione mischiati a volontà di aprirsi con Ben e la determinazione nel far valere la propria decisione.
“Avevo bisogno di dirtelo.”
Ben è confuso. Il passaggio dal pensare all’assurdità della cosa a rendersi conto che invece Andrea sta cercando di instaurare un discorso serio è brevissimo e Ben non sa come reagire. Più che altro non sa da dove cominciare. Ma se hanno fatto tante cose insieme e passato tanti momenti difficili, non vede perché non si possa anche discutere di questo. Si sente giustamente coinvolto e, con l’aiuto del buio pesto nella cameretta doppia, vuole capire meglio questo suo amico di cui credeva di sapere tutto. Gli si smontano in testa tutti i ricordi, ma glielo deve, per continuità, perché gli vuole bene. Voce perplessa ma pacata e comprensiva, Ben comincia con la sua prima sfilza di domande.
“Cosa vuol dire che lo vuoi da anni? Da dove ti è uscita sta cosa Andrea?”
“Non lo so come spiegarti, ma è da sempre che desidero il corpo di una donna. Di averlo, dico.”
“Ma scusa, e tutte le donne che ti sei scopato, e tutte le volte che siamo usciti insieme e parlavamo di tipe e poi finivi a slinguartele a lato pista? E Gioia, con cui stai da cinque anni? Lei lo sa?”
Andrea è un po’ intimorito da tutte queste domande, ma se l’aspettava, l’aveva preso in conto quando aveva deciso di dirlo a Ben.
“Vedi, non lo so. È un desiderio troppo forte da sempre, non so come spiegartelo, ce l’ho sempre avuto ma non l’ho mai, diciamo, esplicitato. Né esternamente né internamente. Poi, tre-quattro anni fa, navigando su Internet, ho trovato un sito tipo forum di transessuali dove si scambiavano le varie esperienze etc… E lì di colpo mi sono reso conto che la mia non era solo una fantasia ma un desiderio fortissimo, una parte di me, qualcosa di veramente forte.”
“Tre quattro anni fa? Cristo Andrea, ma come è possibile?”
Andrea non si interrompe, ormai si è lanciato.
“Ho anche tirato un sospiro di sollievo perché mi sono sentito parte di un gruppo e non “anormale”. Ho trovato lecito questo mio desiderio; lecito, mi potevo permettere mentalmente di dare libero sfogo ai miei pensieri, che avevo invece frenato per anni inconsciamente. Fermati automaticamente dalla mia stessa testa, la mia stessa mente mi impediva di lasciarmi andare. Un’autocostrizione automatica di cui non ero quasi consapevole, data dagli stimoli esterni, da quello che vedo, sento, assumo dai valori che mi sono stati trasmessi e che mi vengono trasmessi ogni giorno, da quello che è percepito generalmente dalla nostra società come “lecito” o “illecito” ecco.”
“Spiegami meglio, come ti sei reso conto di queste cose? Com’è che io, che in teoria sono la persona che ti è più vicina, il tuo migliore amico, com’è che io non ho visto niente?” Ben è allibito, ma si sta innervosendo sempre di più, si sente un cretino, non essersi accorto di niente…merda.
“Di colpo, navigando su questo sito, mi si è aperto un mondo. Può sembrare assurdo, ma era il mio mondo che mi si spalancava davanti. Era quella porta che cercavo da un casino di tempo, senza sapere che fosse quella. E così mi sono iscritto al forum. Sono anni, ora. Mi sono fatto degli amici, ho chattato e discusso con esperti, ho chiesto tutto il chiedibile a chi si è già operato e a chi lo vuole fare. Mi sono informato su dove e come si fa, ho parlato con chi lo fa. Ho cominciato una terapia e da poco prendo anche degli ormoni. Ho fatto di tutto per non farti capire niente fino ad ora.”
Ben è sbalordito.
“Cioè, hai proprio deciso. Non mi stai chiedendo la mia opinione, non ti stai confidando per avere un consiglio, mi metti davanti a qualcosa di già deciso.”
“No, non ti sto chiedendo un consiglio. Ti sto chiedendo di accettarmi.”
“Cazzo, Andrea, certo che non è una cosa da tutti i giorni, questo lo devi ammettere anche tu.”
Andrea ridacchia. “Già…”
“Di accettarti. Di accettarti. Ma…non lo so, certo, certo che ti accetto, sei Andrea, il mio amico di sempre, cazzo! Siamo cresciuti insieme, abbiamo fatto tutto insieme, tutto. Le cazzate, le tipe, merda. Non ci posso credere. permetti almeno che sia un po’ preso in contropiede? Un po’ perplesso? Non so cosa dire. Ma ti sei informato bene? Spiegami un po’.”
Apre le braccia al buio, Ben, a questo punto veramente rassegnato. Ha una lunga notte davanti.
“Beh, vedi, prima sono andato da uno psicologo che una ragazza del forum mi aveva indicato e gli ho spiegato la mia situazione, quello che sentivo ecc. Lui è stato fondamentale, perché all’inizio ha voluto capire quali fossero le mie motivazioni e poi mi ha aiutato, mi sta aiutando, a conoscermi meglio me stesso, a cercare di capirmi.. In genere la terapia dura due anni…Dopo sei mesi che ci andavo, era quando ti dicevo che andavo a giocare a squash…va beh, comunque, mi hanno dato il parere positivo per cominciare a prendere farmaci, ormoni ecc.
“Ma come hai fatto a passare da solo attraverso tutto questo? A non dirmi niente?”
“E se ottengo esiti positivi da questo duplice trattamento, beh, potrò presentare istanza per operarmi…senza smettere la psicoterapia…”
Ben è senza parole. Si sente escluso, si sente di non aver capito niente, si sente lui, a disagio. Il cambiamento del tono della voce nel parlare della possibilità di un suo mutamento fisico incarna il luccichio che sicuramente in quel momento illumina lo sguardo di Andrea. Ben ne è sconcertato.
“Ma Gioia lo sa?”
“No.”
“E quando pensi di dirglielo?”
“Non lo so, non c’ho ancora pensato, volevo prima parlarne con te.”
“Grazie. Alla buon ora. Cazzo. Ma spiegami un po’, perché a sto punto credo che tu mi debba spiegare un po’ meglio. Come va il sesso con lei? Come fai a farci l’amore, cazzo Andrea, sono tre anni che sei iscritto a sto forum, sei in terapia, prendi ormoni…”
“Non lo so, Ben. A Gioia voglio tantissimo bene, ma quando facciamo l’amore…come posso spiegarti…Beh, penso al mio corpo come a quello di una donna e mi eccito. Come vuoi che te lo dica…Penso di avere la figa e mi viene duro. Quando me lo succhia, solo il pensiero di avere il clitoride mi fa venire. È così, è tutto mentale.”
Ben è perplesso.
“Ma come…E tutta la forza, la virilità maschile? Non ti piace prendere Gioia, cazzo, non ti piace scopare, far sentire la tua mascolinità a una donna, vedere che gode, prenderla non ti fa sentire importante, forte, vivo?”
“No, anzi, sono geloso del loro orgasmo. Come vorrei venire così, l’orgasmo di una donna è così indescrivibile, intenso…completo, complesso, conturbante.”
Ben è ormai senza parole. “E quindi, Gioia?”
“Beh, Gioia. Vedi, faccio l’amore con lei perché le voglio bene, vedo che le piace, e poi anche a me piace lei, semplicemente, per godere penso di essere una donna, penso di essere una donna che sta facendo l’amore con una donna. Solo così riesco a venire.”
“Ma non penso che per Gioia sia così. Mi sa che lei viene a letto con te proprio perché sei un uomo, perché le piace il tuo cazzo, Andrea!”
“E’ anche per questo che non gliel’ho mai detto, che non so come dirglielo.”
E gli si incrina la voce, sembra siano singhiozzi all’inizio, poi torna al suo tono normale, e Ben ancora non capisce se Andrea sta piangendo o meno. Lo sente tirare su col naso, deglutire, poi ricominciare. Ben invece è quasi incazzato, vorrebbe spiegazioni più chiare, anche se Andrea è più razionale che mai nel suo modo di parlare. Lo conosce e sa che dev’essere difficilissimo per lui fare quel discorso e aprirsi così, per questo cerca di ascoltare e di essere comprensivo. Ma poi lo innervosisce questa non chalance nel raccontare le cose, anche se non è vero, non è proprio non chalance, è più naturalezza, umiltà anche, arrendevolezza davanti all’evidenza dei suoi desideri. Lo innervosisce e vorrebbe scuoterlo, per un attimo vorrebbe fargli violenza e urlargli addosso perché non può crederci, nonostante cerchi di mostrarsi il più aperto possibile (se l’è imposto, cristo, si imposto che avrebbe accettato perché è un suo amico, perché è il suo amico, suo fratello…) E’ interdetto. Poi, queste lacrime…
“Ma anche con le altre è sempre stato così? Voglio dire…Porca puttana, Andrea, tu sei un tipo che piace, hai avuto un sacco di donne, non mi dire che tutte le volte ricorrevi al trucco di immaginarti donna!”
“Sì.”
Ben è incredulo, non riesce a rimanere incazzato.
“Ma tipo se sei da solo e ti fai, che ne so, una sega, oltre a pensare che ti stai toccando una figa, pensi anche che è un uomo, la tua mano maschile a toccarla oppure..che pensi?”
“Boh, non lo so. A volte penso semplicemente che invece del pene ho una vagina. Non penso a chi mi sta toccando. Però non mi fa differenza pensare che potrebbe essere un uomo oppure una donna. Non è quello il punto. Però invidio la vagina, veramente. Un organo bello, nascosto. E poi invidio la forza delle donne, mista alla loro bellezza. Mi sono sempre sembrate avvolte da un alone di mistero.”
“Quindi in finale sono le donne che ti eccitano. Ti eccitano talmente da voler essere tu stesso una donna…giusto?”
Ben lo chiede e si sente stupidamente sollevato, quasi come se il problema del momento fosse accettare che ad Andrea piacciono gli uomini, che riuscirebbe a farsi un omaccione grosso e peloso come lui. Assurdo, si rende conto che è allucinante. Può forse accettare il fatto che il suo amico si voglia operare e diventare una donna, ma non che possa essere gay. Se ne vergogna. Veramente il taboo dentro il taboo, la limitatezza mentale dentro l’apertura forzata.
“Beh, io non escludo che quando sarò donna io non possa andare anche con gli uomini. Però non è il punto, credo.”
Ben non dice niente ma prova quel timore, stupido, ne è perfettamente consapevole, di dover ora magari pensare che Andrea voglia “provarci” con lui. Solo immaginarlo lo disgusta, nonostante non abbia mai pensato di avercela coi gay o che. Ma non che lo tocchino personalmente, no, liberi di vivere la loro vita, basta che non lo coinvolgano. Ora però è coinvolto per forza, avrà per forza dei contatti con Andrea, che si operi o no, perché lo vuole, perché si sente suo amico e non è questo che gli farà cambiare l’idea che ha di lui. Anche se…quanto? Ma quanto cambierà? I primi pensieri distruttori cominciano a corroderlo.
“Ma hai pensato al tuo futuro, al lavoro? Lo sai quanto sarà difficile essere accettato dagli altri, voglio dire, se già sai che sarà difficile per me, che ti sono vicino e ti conosco beh, come pensi che..?”
“Per questo parlare con altre persone nella mia situazione mi ha aiutato molto e mi aiuterà in futuro. Ogni esperienza individuale porta coscienza collettiva e ho fiducia nel genere umano, anche se è pericoloso.”
“Porca Puttana, Andrea, sembra che ti sei convertito…sei super ottimista, meglio così forse. Ma lo sai che la repressione nei confronti di chi prende questo tipo di decisioni è la regola in molti paesi del mondo? Lo sai che i trans rischiano violenze e discriminazioni ogni giorno?”
“Anche tu hai cambiato modo di parlare. Non sapevo fossi così informato sulla situazione mondiale!” ride. “Comunque lo so, purtroppo, ma non è un motivo per nascondersi.”
“Ma sarai una donna bruttissima!”
Ben cerca di sdrammatizzare e di non far trapelare i suoi conflitti interni.
Andrea ride. “Sai cosa? Non mi interessa più di tanto. Sai cosa si dice? Che l’obiettivo prioritario non è la bellezza o la perfezione, ma l’adeguamento del corpo a ciò che sente dentro. In fondo così non mi posso guardare nudo allo specchio. Mi faccio schifo, questa cosa che penzola, tutti sti peli…voglio la pelle liscia, la vagina. Voglio i completino di pizzo e poter andare in giro per negozi a comprarmi tutti gli accessori da donna. È stupido, frivolo, forse, ma è così.”
Ben tace, non c’è speranza, pensa, una persona che credeva di conoscere perfettamente e che invece non conosce affatto.
“Questa cosa che penzola. Ma è il tuo pene, merda! Quello che confrontavamo da ragazzini per vedere chi ce l’aveva più grosso, quello di cui tutti i maschi sono orgogliosi!”
“Non per me. Io me ne vergogno. E a volte mi metto davanti allo specchio nudo e me lo metto tra le gambe così che non si vede e solo così riesco a guardarmi…cosa vuoi che ti dica?”
“Nulla..Ma permetti che sia sconvolto?”
Anche Andrea è sconvolto. Delle sue parole, per la prima volta esplicitano i pensieri di cui non ha praticamente mai parlato ad alta voce, per lo meno con gente che conosce da tempo. Lo emoziona e lo riempie sentirsi parlare con tale determinazione e sicurezza, è fiero della sua decisione. Nel paradosso si sente analizzato e per questo un po’ a disagio, ma allo stesso tempo è per la prima volta veramente sé stesso con una delle persone a lui più cara, cosa che lo fa sentire del tutto a suo agio. Per questo si lascia andare alle emozioni, alle risa, i pianti, le spiegazioni. Risponde alle avide e incazzate domande di Ben perché sente che anche se sconvolto Ben sta cercando, sta provando a capire e sta facendo prova della loro amicizia decennale. Questa volontà che sente chiaramente basta per placare il suo timore di non essere accettato che, nonostante la fermezza della sua decisione, è comunque molto forte, ed è normale che lo sia.
Ben lo ascolta parlare e per un po’ rimane in silenzio, assaporando, per così dire, questo momento di intimità e di scambio. Quando può infilare qualche domanda lo fa, perché vuole togliersi lo sfizio di chiedergli e di capire quanto può, approfittando dell’atmosfera che si è creata.
Piano piano la conversazione si spegne, fuori è ormai giorno e i due si augurano la buona notte. Ma Ben ha gli occhi spalancati e corpo e mente svegli. Corroso, sì, corroso dai suoi viaggi mentali.
Come potrà essere uguale il suo rapporto con Andrea se Andrea già non è chi credeva? E se poi si opera? Come sarà andare in giro con lui, come sarà dopo l’operazione? Una dopo l’altra gli scorrono in testa le scene di loro due insieme ad ubriacarsi, di quando era andato a parlargli dei suoi problemi con Barbara, la ragazza che aveva prima di Gioia. Come farà a non cambiare?
“Di certo molto cambierà, ma sono sempre io.” Mormora Andrea nella penombra senza che Ben abbia detto ad alta voce uno di questi pensieri che lo martellano.
“Grazie per avermi ascoltato.”
Andrea rimane in silenzio, Ben lo sente che piange ma non se la sente di dire nient’altro né di avvicinarsi a lui per consolarlo. È già troppo per lui. E anche lui avrebbe voglia di piangere.
Pian piano la casa si svuota, anche gli ultimi salutano e vanno via. La cucina rimane vuota e calma e Xenia, Doug e Melissa riprendono in tranquillità possesso degli spazi. Intorno al tavolo della cucina, Xenia si alza, comincia a mettere due cose a posto, Doug, distrutto, va a stravaccarsi sul divano. Melissa disegna in silenzio, poi alza la testa e nota Ben, seduto sulla poltrona in un angolo, dove è stato seduto tutta la sera, zitto. È seduto con lo sguardo assorto, come se fosse da ore impegnato a pensare, le mani l’unica cosa agitata che dimostra la totale assenza di calma. Melissa continua a scarabocchiare, luce fioca e sottofondo reggae che dilata il tempo.
Ben, prima timidamente, comincia: “Mi è successa una cosa assurda e non so con chi parlarne. Cioè, non assurda, però…particolare, non me l’aspettavo, non so cosa fare.”
I tre si fanno subito attenti.
“Sapete, sono tornato a casa e, e…e sono uscito con Andrea, il mio amico, presente no? Ve ne ho parlato duemila volte. Beh, poi sono andato a dormire a casa sua ed eravamo lì, al buio, ognuno nel suo letto quando comincia a dirmi cose strane, tipo che vuole farsi donna, che vuole operarsi e mettersi la figa.”
Doug si mette a sedere un po’ più dritto sul divano, di colpo non ha più sonno.
Ben continua. “Scusate se ve lo racconto, poi a quest’ora, boh, ma è una cosa che mi sta distruggendo psicologicamente e ho veramente bisogno di dirlo a qualcuno. Per capirci di più.”
Xenia si gira, smette di mettere a posto, lo guarda e per la prima volta da quando lo conosce vede totale insicurezza nel suo sguardo. Lo vede nervoso e debole e le fa strano notarlo in quello stato, lui grande e grosso e sempre spaccone, Ben, “uomo” in ogni suo gesto e sempre sicuro di sé. Così si siede e lo invita a continuare. Anche Melissa smette di disegnare e si mette ad ascoltarlo. Ben fa un respiro e racconta la nottata, la conversazione, i dettagli. I tre a tratti stanno zitti, a tratti ridono, ma non interrompono mai. Lui continua aiutandosi con i gesti, senza mai alzarsi dalla grossa poltrona di velluto dai braccioli alti. Poi conclude, esponendo tutte le perplessità che l’hanno corroso e non lasciato dormire quella mattina, quando infine Andrea aveva taciuto, gli aveva augurato la buonanotte e lui era rimasto lì, gli occhi sbarrati, il cinguettio degli uccelli del mattino a contrastare il brusio dei suoi pensieri.
“Mi sa che il tuo amico è una vecchia lesbica!” esclama Xenia con la sua solita mancanza di tatto.
“Questa è la maledizione della mona”, commenta Doug alla fine del racconto di Ben. “questa è la fissa della fregna!”
Le due ragazze ridono. Ben si fa serio.
“In un certo senso è quello che ho pensato anch’io. Non pensate che siamo talmente martellati da immagini di donne nude, da tette, culi, dall’ideale della femmina dal corpo perfetto che alla fine o desideriamo di scoparcele tutte e diventiamo dei pervertiti, oppure finiamo come Andrea con il voler essere come loro? Anche il fatto che mi abbia detto che non vede l’ora di potersi comprare tutte le cazzatine da donna e le cosine di pizzo. Questa è induzione data dal consumismo, dai giornali, le pubblicità…Sapete anche cosa mi ha detto? Che a Gioia regala spesso delle mutandine supersexy e poi è geloso perché vorrebbe mettersele lui. Questa secondo me è perversione data dai media. Se non fosse che conosco Andrea da anni, che gli voglio tantissimo bene e che c’ero mentre lui mi faceva questi discorsi vi direi che ci è uscito per aver letto troppi Cosmopolitan nella sala d’attesa del dentista. E invece no, è serio, è consapevole.”
“Certo che mi viene difficile immaginarmelo.” Si introduce Melissa. “Sicuro lo sarà ancora di più per te, ma forse la tua interpretazione non è poi così assurda…non ci avevo mai pensato.”
“Capiscimi, non è che voglia mettere in dubbio la sua decisione, in fondo se ha deciso di parlartene vuol dire che è abbastanza convinto per non rischiare di sembrare incerto o ridicolo, però sì, credo che questo martellamento di gnocca da tutte le parti sia significativo. Credo che abbia contribuito. Voglio dire…anch’io mi ritrovo in continuazione a fare commenti sulle tipe, senza che abbia mai messo in dubbio il fatto che mi piacciono solo gli uomini…”
Doug si mette a sedere dritto e sbotta.“Ma, io non so. A me non sembra che faccia automaticamente quest’effetto. Io ad esempio ne sono un po’ disgustato. Cioè alla fine tutte ste fighe finiscono per farmi schifo. Cosa che magari do un’occhiata ai calendari, alle gnocche in TV, però poi preferisco di gran lunga una tipa normale che ci sta dentro e che mi piaccia, con cui parlare e con cui fare l’amore. E di certo quando ci faccio l’amore non desidero la sua vagina! È vero la saturazione della gnocca sicuramente c’è e che lui è stato colpito da una grave forma di fissa della fregna. Ma comunque già ce l’aveva in testa, non credo che tutto questo sbattertela in faccia dia generalmente agli uomini voglia di avercela anche loro.”
“Infatti a me non la dà.” Commenta Ben. “ Mi dà solo voglia di farmele tutte. E a me personalmente non dispiace. Mi fa più impressione vedere le donne di tipo 45 anni, con il bambino nel carrello che vanno a fare la spesa coi tacchi a spillo e il filo nel culo. Quello mi fa impressione e mi fa pena. Perché sono le mamme che si vestono come le figlie e che si farebbero attaccare al muro dal primo che passa. Però le supergnocche ovunque mi fanno prendere solo strabene. È per questo che non posso pensare che Andrea si farebbe anche scopare da un uomo se potesse.”
“Va beh, una sensazione diversa. È curiosità. Alla fine una volta operato, dato che avrà la fortuna di poter provare in un modo in cui non l’ha mai fatto, quello di essere penetrato, invece di penetrare, quello di essere preso, invece di prendere, e non analmente, beh, quello è capibile. Dato che c’è…” Dice Xenia.
“Capibile un cazzo, sono sconvolto. Sono veramente sconvolto. Lì per lì ho fatto un po’ finta di niente, perché ci tengo e alla fine sono lusingato del fatto che si sia confidato con me, anche se dopo anni, va beh, meglio tardi che mai, però non so veramente dove sbattere la testa.”
“Secondo me non devi sbattere la testa da nessuna parte,” continua Xenia, “non è quello che ti ha chiesto, infatti. Devi stargli vicino e, come dici tu, essere contento del fatto che ti voglia vicino in questa sua decisione, in questa sua…come dire…trasformazione.”
“Certo che però è vero. È normale per chiunque fare commenti sul fisico di una donna, siano maschi o femmine a farli. Una ragazza che commenta le tette di un’altra non è considerata lesbica. Siamo talmente indotti a osservare il corpo femminile, ad avere quest’ideale…” commenta Melissa ad alta voce. “cosa che con gli uomini succede molto meno.”
“Indotti…ma cosa vuol dire poi?” si introduce Xenia “Alla fine a me piace il bello, il sensuale, il particolare. Mi piace quello che mi piace e non metto in un cassetto o categorizzo, su com’è o dev’essere. Le donne le guardo perché sono belle.”
“No” ribatte Melissa “Quello che dico è che c’è l’ideale del corpo femminile, della sua bellezza. Che le donne ne siano consapevoli, poi…”
“Secondo me il punto è un altro. Forse,” dice Doug, “l’unica cosa con cui posso essere d’accordo è che la donna è il nuovo guerriero, il nuovo eroe, il nuovo protagonista forte che sbaraglia tutto. Questo sì. La donna oggi è lo squalo liberato dalla cattività, è la mantide religiosa che mangia il suo compagno, è l’ape regina, la femmina che sovrasta i suoi simili e che dopo la riproduzione non ha più bisogno dei maschi. Forse paradossalmente Andrea è uno dei pochi uomini virili rimasti al mondo, perché si è reso conto che è la donna ad essere virile, a detenere il potere e vuole avere quella forza, vuole scoprire il mistero, vuole comandare lui. L’ha detto lui stesso, no? Che è geloso dell’orgasmo femminile..com’è che l’ha definito?”
“Complesso, completo e conturbante.”
“Conturbante, già, bella parola.”
“Ecco, magari si sente debole e inferiore pur essendo maschio; si rende conto che, nonostante tutte le lezioni di machismo che gli hanno impartito da piccolo, beh, alla fine sono tutte balle, è la donna che ha preso il sopravvento e ora siamo tutti sottomessi. Lui semplicemente non lo vuole essere.” Conclude Doug trionfante.
Xenia ride e si rimette a mettere a posto. “La maledizione della mona…” mormora tra sé e sé…