Addentratami nella foresta del Gunung Leuser National Park a Bukit Lawang, Sumatra Settentrionale, sono le infinite tonalità del verde a colpirmi immediatamente. Ammaliata dalle mille sfumature di questo colore, quasi non mi rendo conto di essere circondata da tronchi di diametro e altezza immensi, che coprono ogni scorcio di cielo.
Eccomi sovrastata dalla maestosità e l’imponenza della giungla. Radici che da sottoterra escono prepotentemente e si appropriano del terreno creando salite, discese e scalini. Radici che dalla terra salgono e si arrampicano sui tronchi. Alberi secolari, ombre, sprazzi di luce che filtrano nel sottobosco. Sento le grida delle scimmie, il rumoroso vociare di uccelli di ogni colore e dimensione, intravedo figure pelose rossicce che incorniciano gli sguardi profondi di orangutan che mi osservano silenziosamente dall’alto e vengo distratta dall’inseguirsi delle farfalle. Scorgo, d’un tratto, un fiume che attraversa la giungla ed ecco bufali con il naso a pelo d’acqua, di nuovo il contrasto con il verde incredibile dopo la pioggia, rampicanti e mangrovie, fiori e radici, nuvole e ora anche cielo.
Il Gunung Leuser National Park è uno dei pochi luoghi al mondo dove è ancora possibile osservare gli orangotango e altre specie animali protette e in via di estinzione nel loro habitat naturale. In particolare gli orangutan, una volta presenti in tutto il sud-est asiatico, si trovano oggi solo in due isole: Sumatra e il Borneo.
“Quando ero piccolo vicino a casa mia vivevano molti animali come orangotango e maiali selvatici, ma ora la maggior parte della terra è stata convertita in piantagioni di olio di palma e gomma e la foresta non c’è più; gli orangotango se ne sono dovuti andare.” dice Poli, originario di un villaggio a 4-5 ore da Bukit Lawang. Incontro Poli nel S.O.S. Jungle Shop di Ubud, dove gestisce la sezione balinese della Sumatran Orangutans Society. Il negozio di Ubud è un punto vendita importante per la raccolta fondi dell’organizzazione; per ogni acquisto viene piantato un albero a Sumatra e si finanziano le attività della S.O.S. Inoltre, il Jungle Shop è la sede, fuori Sumatra, della S.O.S., il luogo dove Poli e i suoi colleghi organizzano le campagne e i percorsi educativi portati avanti in alcune scuole internazionali a Bali e all’hotel Alam Kul Kul, dove ogni settimana si svolgono incontri informativi.
A Sumatra l’organizzazione, in collaborazione con l’Orangutan Information Centre (OIC), lavora principalmente per sensibilizzare abitanti e turisti sulla situazione della foresta e per preservarne l’habitat, promuovendo la figura dell’orangutan quale ambasciatore della foresta tropicale. E’ stata creata una rete di villaggi “modello” che applicano i principi di eco-sostenibilità e diffondono l’educazione ambientale, promuovendo lo sviluppo di attività economiche sostenibili. Oltre ad agevolare la partecipazione degli abitanti locali nel progetto e organizzare corsi di formazione rivolti a guide forestali e abitanti, la S.O.S. finanzia progetti di riforestazione ed eco-turismo, i quali a loro volta generano reddito per la comunità locale. L’eco-turismo ha infatti sia il potenziale di tutelare gli orangotango e le altre specie in via di estinzione, che di soddisfare gli obiettivi di sviluppo locale.
Secondo Poli, lo sviluppo di una consapevolezza comune è fondamentale per la salvaguardia a lungo termine della foresta e dei suoi abitanti. “Lo scopo principale delle nostre attività a Bali, -mi spiega – è di far conoscere agli studenti la situazione della foresta tropicale in Indonesia, il paese in cui vivono.”
La forza della foresta e lo stupore nel saperla in pericolo colpisce maggiormente quando la si vede, la si tocca, la si odora, e non mi stupisce sapere che il coinvolgimento degli studenti è aumentato dopo il campo estivo che li ha portati al Gunung Leuser National Park alla fine del percorso educativo seguito in classe. Durante il corso sono stati introdotti alla questione della deforestazione e delle specie in via d’estinzione e hanno imparato l’importanza di alcuni animali per l’ecosistema di una delle ultime riserve naturali del pianeta, ma è stato andare nella foresta che ha fatto scattare il desiderio di fare di più una volta tornati a casa.
La S.O.S. di Bali ha anche iniziato importanti collaborazioni con agenzie di viaggio che operano a livello nazionale. I turisti apprezzano i percorsi di eco-turismo e allo stesso tempo sono informati rispetto ai problemi di deforestazione causati dalle piantagioni di palme da olio, che si espandono senza il benché minimo rispetto nei confronti dell’ambiente. L’orangotango di Sumatra, ma anche la tigre, il rinoceronte e l’elefante fanno parte di quelle specie che una volta popolavano a grandi numeri la giungla indonesiana e che oggi sono ridotti a pochi esemplari.
“Oggi ci sono solo 450 esemplari di tigri a Sumatra; la tigre non riceve tanta attenzione come gli orangotango perché quest’ultimi sono i responsabili dell’equilibrio dell’ecosistema della foresta. Ma anche le tigri sono in grave pericolo e la foresta ha bisogno anche di loro, come ha bisogno di rinoceronti e elefanti.” continua Poli.
La consapevolezza individuale è il motore che fa girare e procedere la lenta macchina verso un futuro sostenibile per la foresta tropicale e i suoi abitanti; dal consumo critico ad un uso moderato di energia elettrica nella vita di tutti i giorni, Poli mi spiega che non è necessario fare chissà cosa per alimentare questa macchina. Si può militare silenziosamente attraverso scelte consapevoli. La spinta che mantiene viva la scintilla è la vita stessa emanata dalla giungla, la stessa che hanno respirato gli studenti al campo estivo e io nella mia passeggiata nella foresta intorno a Bukit Lawang.
Per Poli, la motivazione è ancora più profonda: “Per me questo non è un lavoro, ma un contributo per riparare la mia isola. Vengo da quell’isola e con quello che faccio mi batto per la mia terra. E’ casa mia e tocca a me aggiustarla, riportarla a com’era“, conclude sorridendo.
Pubblicato su Greenews