Serie di interviste condotte nel contesto del SI Festival di Savignano, in collaborazione con la No PANIC Gallery di Chico De Luigi.
Tutte le interviste sulla rivista NO Panic – nopanicmag
Quando hai capito che volevi diventare fotografo?
– Ho capito che volevo diventare fotografa quando mi è venuta voglia di far vedere le mie fotografie, quando ho sentito la necessità di condividere le mie fotografie non solo con i miei amici ma anche con delle persone che non conosco.
Chi sono stati e chi sono i tuoi maestri?
– ( Ride)… come faccio… ci sei te qui davanti e parlo di te? Devo far finta che non ci sei?
Dunque…Ho iniziato a fare foto quando ero molto piccola, i mei genitori hanno sempre fatto fotografie, era una cosa che facevano tutti e così anche io, più o meno, avevo voglia di fare anche solo per imitazione. Poi, a un certo punto, ho smesso. Oppure facevo delle foto solo per motivi precisi e non per me. E poi ho incontrato Chico De Luigi che mi ha messo in mano una macchina fotografica e mi ha detto che dovevo scattare. E così ho ricominciato a fare scatti in una maniera diversa. Ero più grande, più libera, forse. Ho cominciato a seguire di più quello che era un istinto e non più un contenitore, cose prefissate in cui inserire quelle fotografie.
Per me l’incontro con Chico è stato prorompente. Lui è prorompente. Fare fotografie è un modo per seguire un istinto profondo, di essere in contatto con sé stessi e di riuscire ad esprimere quel tipo di sensazioni. Chico mi ha portato ad ascoltare quel tipo di bisogno.
Quali sono le cose che non puoi fare a meno di fotografare?
– Tutto. Ho cominciato a fotografare tutto quello che colpiva la mia fantasia. Forse le persone meno di tutti. Fotografo o da molto vicino o cose confuse, lontane. Siccome non ci vedo tanto e ritengo naturale il mio stato di miopia… mi piace quando levo gli occhiali. Non posso farlo sempre altrimenti vado a sbattere e divento pericolosa, però mi sembra tutto molto più belllo quando mi levo gli occhiali. Facendo le fotografie questo viene fuori. Ultimamente mi è capitata per le mani una reflex con cui potevo sfocare e lì mi è presa proprio la mano. Forse troppo. Ultimamente la mia digitale è diventata unn po’ caratteriale, nel senso che fa un po’ quello che le pare. A volte scatta, a volte no. È molto inaffidabile. Recentemente mi è capitato di prender in prestito delle macchine fotografiche e di scattare con quelle. Mi trovo in questa situazione imbarazzante, devo fare amicizia con qualcuno per farmi prestare la macchina fotografica.
Che cosa c’è di autobiografico nel tuo lavoro?
– Il mio scattare sicuramente rispecchia la mia personalità. Delle cose che faccio è quello che mi riesce di più.
Che cos’è l’ispirazione?
– L’ispirazione è quando hai una voglia irresistibile di scattare. Ci sono alcune volte che voglio fare solamente quello. Ma non sempre posso perché magari non ho la macchina fotografica. Ma poi penso che magari la voglia si accumula per un’altra volta, rimanendo lì.
Chi è la prima persona a cui fai vedere il tuo lavoro?
– Il primo che capita. Chi sta intorno a me quando scatto. Qualcuno che penso abbia voglia di condividere quella cosa con me.
Quali foto avresti voluto scattare?
– Mi è capitato di andare in Australia ultimamente, la mia macchina fotografica non funzionava. Mi è accaduto spessissimo di voler fare delle foto e di non poterle fare. Spesso il mare, il tramonto, le navi cargo, le foto dalla macchina…
Quali foto non avresti voluto scattare?
– No, non ci sono foto che non avrei voluto scattare.
Qual è il rapporto nelle tue immagini tra la figura umana e la natura?
– Nelle foto che faccio non cè molta figura umana. Solo alcune volte. Delle ombre, delle silhouettes.
Attingi dal passato o ti nutri del presente?
-Mi nutro del presente. Del passato non me ne importa niente.
Che importanza ha lo sfondo nelle tue foto?
–Non so se riesco a definire uno sfondo perché è tutto fotografia. Non so se ho questo punto di vista.
Qual è il tuo concetto di limite, quali sono i tuoi limiti?
–Forse il mio limite è che non ci vedo tantissimo.
Qual è il tuo progetto nel cassetto?
–….il mio progetto nel cassetto è farmi prestare una macchina fotografica! (ride) No, è comprare una macchina fotografica.
Che rapporto hai con la tecnologia?
–Penso di avere un buon rapporto con la tecnologia. Solo certe volte mi dimentico come si fanno le cose e mi innervosisco.
Dinamismo o staticità?
–Dinamismo.
Mente o cuore?
–Cuore.
Cosa succede (fisicamente e mentalmente) prima di scattare delle foto?
-Mi viene una gran voglia di scattare delle foto. Sento il bisogno di farlo. Non è un ragionamento, è un desiderio, una necessità.
E subito dopo?
– Sono contenta.
Che cos’è la libertà?
– Libertà vuol dire non essere condizionati e riuscire a essere fedeli a se stessi.
Quand’è che ti senti veramente libera?
–Quando mi viene voglia di abbracciare una persona e lo faccio.
Che cos’è la bellezza?
– La bellezza è quando c’è ancora spazio per immaginarsi qualcosa.
Qual è il tuo concetto di panico?
Quando uno è sopraffatto e fa delle cose che non avrebbe mai pensato di fare.
Come affronti il panico?
–Mi lascio andare, cerco di lasciarmi andare.
Puoi dire con parole tue cosa sta succedendo nella No Panic Gallery?
–Mi sembra un posto dove ci si po’ incontrare, si possono vedere dei percorsi, dove si può conoscere un po’ meglio gli altri. C’è un sacco di gente dentro che non si capisce cosa faccia! Mi sembra che ci sia tanta energia e un grosso potenziale.